“Se non vedi più la realtà come un segno è chiaro che tutto diventa un ostacolo alla vista o alla vita. Per Francesco le creature erano un segno di Dio, perché queste sono belle e amabili, non di per sé, ma perché sono un segno; e le guarda come un segno”. E’ uno dei tanti messaggi che Davide Rondoni ha voluto lasciare al pubblico del Fol in Fest a Ferriere, che ha assistito con trasporto e attenzione all’intervento del poeta, accompagnato dall’esibizione della brava danzatrice Rebecca Mazzola. Il confronto, quasi un faccia a faccia senza sconti, tra il cantico di San Francesco e il poeta ha saputo indagare i sentimenti e le debolezze umane, i valori e le povertà di un mondo ferito, che ha come possibilità di riscatto il segno: “Il segno è la cosa più importante della vita, o meglio, i segni sono le cose che ci permettono di conoscere le cose importanti dell'esistenza, l'amore, il lavoro, l'amicizia – ha spiegato Rondoni – L’uomo non è in grado di vedere queste cose, a conoscerle veramente se non con i segni. La natura del segno è proprio quella di mostrarci qualcosa che altrimenti non vedremmo, che però esiste”.
Centrale, ovviamente, nell’intervento in poesia di Rondoni è la figura di San Francesco e il concetto di povertà, “che non è miseria, ma è riconoscere che tutto quello che ci circonda è di un altro- Francesco sa che quest'altro si chiama Altissimo, cioè il mistero della vita”.
Rondoni non ha mancato di esprimere la sua opinione anche sul tema del Fol in Fest, l’Intelligenza Artificiale, in particolare applicata all’arte: “C'è un continuo annuncio di algoritmi che fanno arte, sono annunci fuorvianti e anche interessanti. Ovviamente un algoritmo non fa arte perché la memoria di un algoritmo non è la memoria di un uomo, non è il corpo, quindi per tanti motivi non fa arte”.